L’impoverimento delle risorse biologiche (dovuto a molteplici fattori), le crescenti limitazioni imposte dai regolamenti comunitari e i costi crescenti legati all’esercizio della pesca mettono a rischio l’esistenza stessa di questa attività millenaria che, in Italia, dà lavoro a oltre 30.000 addetti e che ha un grande ruolo nell’economia e nella storia di numerose marinerie. A ciò deve aggiungersi il nuovo regime internazionale introdotto dalla Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare nel 1982 che prevede, per gli stati costieri, la possibilità di istituire delle zone economiche esclusive per la pesca ampie fino a 200 miglia dalla costa. L’Italia può e deve fare di più per valorizzare la sua futura ZEE, far valere le ragioni della pesca italiana nell’ambito delle politiche comunitarie e delle organizzazioni regionali competenti nel Mediterraneo (CGPM-ICCAT), risolvere le controversie in materia di pesca con i paesi rivieraschi.